Il vetro ha origini molto antiche e ancora oggi è difficile
stabilire con certezza quale popolo possa vantarne la scoperta, che
probabilmente avvenne per invenzione fortuita. Secondo un'antica leggenda
fenicia, tramandata da Plinio, alcuni mercanti, tornando dall'Egitto con un
grosso carico di carbonato di soda (detto anche "natrum" cioè
salnitro), si fermarono una sera sulle rive del fiume Belo per riposare. Non
avendo pietre a disposizione su cui collocare gli utensili per la preparazione
delle vivande, presero alcuni blocchi di salnitro e vi accesero sotto il fuoco
che continuò a bruciare per tutta la notte. Al mattino i mercanti videro con
stupore che al posto della sabbia del fiume e del carbonato di soda vi era una
nuova materia lucente e trasparente. La leggenda contiene delle verità sulla
composizione del vetro e sulla diffusione di questo materiale ad opera dei
Fenici. Il vetro nasce dalla combinazione della silice, minerale contenuto
nelle sabbie dolci, combinata con la calce (carbonato di calcio); la fusione è
favorita da una sostanza alcalina, la soda: quest'ultima era ricavata
nell'antichità dalle ceneri delle alghe o di piante costiere. La sabbia del
fiume Belo, in Fenicia, era molto adatta e ricercata per la fabbricazione del
vetro. Inoltre quasi sicuramente, furono i mercanti e navigatori Fenici a
diffondere gli oggetti e le tecniche del vetro nel bacino del Mediterraneo.
La più antica manifattura, che sorse nell'Asia occidentale, forse nelle regioni mitanniche o urriane della Mesopotamia, risale all'età del Bronzo, intorno alla metà del terzo millennio a.C. Probabilmente fu la naturale conseguenza dell'impiego di smalti vitrei per la decorazione di vasellame, tegole, oggetti vari e di altre tecniche di lavorazione della ceramica. I più antichi reperti archeologici sono costituiti da perline, sigilli, intarsi e placche. Le più antiche tecniche di lavorazione, infatti, permettevano soltanto la produzione di oggetti di piccole dimensioni, per lo più destinati ad usi rituali o a scopo ornamentale. I primi recipienti di vetro, provenienti da quest'area, risalgono invece ai secoli XVI e XV a.C., e si tratta prevalentemente di vasi a beccuccio.
I reperti rinvenuti in Egitto, risalgono all'epoca faraonica e portano il cartiglio del faraone Thutmose III della XVIII dinastia. In quel periodo gli egiziani condussero alcune vittoriose spedizioni in Mesopotamia, in Siria e in Palestina e probabilmente appresero la composizione e i metodi di fusione proprio da alcuni prigionieri, esperti vetrai. In questo periodo le manifatture Egizie produssero una gran varietà di oggetti come perline, scarabei, amuleti, pomoli per mobili e intarsi, come testimoniato dai ritrovamenti nella tomba di Tutankhamon.
La più antica manifattura, che sorse nell'Asia occidentale, forse nelle regioni mitanniche o urriane della Mesopotamia, risale all'età del Bronzo, intorno alla metà del terzo millennio a.C. Probabilmente fu la naturale conseguenza dell'impiego di smalti vitrei per la decorazione di vasellame, tegole, oggetti vari e di altre tecniche di lavorazione della ceramica. I più antichi reperti archeologici sono costituiti da perline, sigilli, intarsi e placche. Le più antiche tecniche di lavorazione, infatti, permettevano soltanto la produzione di oggetti di piccole dimensioni, per lo più destinati ad usi rituali o a scopo ornamentale. I primi recipienti di vetro, provenienti da quest'area, risalgono invece ai secoli XVI e XV a.C., e si tratta prevalentemente di vasi a beccuccio.
I reperti rinvenuti in Egitto, risalgono all'epoca faraonica e portano il cartiglio del faraone Thutmose III della XVIII dinastia. In quel periodo gli egiziani condussero alcune vittoriose spedizioni in Mesopotamia, in Siria e in Palestina e probabilmente appresero la composizione e i metodi di fusione proprio da alcuni prigionieri, esperti vetrai. In questo periodo le manifatture Egizie produssero una gran varietà di oggetti come perline, scarabei, amuleti, pomoli per mobili e intarsi, come testimoniato dai ritrovamenti nella tomba di Tutankhamon.
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