martedì 26 novembre 2019

IL NUOVO PONTE SUL VOMANO, una chimera?

IL PONTE SUL VOMANO, UNA QUESTIONE DI VOLONTÀ
                                         Gabriele Ruggieri.     ruggieri.gabriele@gmail.com

Spero proprio di no ma non riesco a capire come mai dopo tanto tempo si tergiversa su una necessità per la media vallata del Vomano. Altissimo il rischio di un grave danno per le attività produttive, tra le più vivaci dell'area Teramana.

PER NON DIMENTICARE, ovvero per ricordare agli addetti ai lavori. A partire dal 2002, i 4 Comuni: Canzano, Cellino Attanasio Castellalto e Cermignano (4C). Coadiuvati dalla magnifica ASSOCIAZIONE I.T.A.C.A. Avevano promosso, autofinanziandosi, forum e gruppi di lavoro aperti a tutti gli attori locali con l’obiettivo di effettuare una diagnosi territoriale ed elaborare una strategia di sviluppo condivisa. 
Il fiume Vomano è la cerniera dei quattro comuni, l’eventuale mancato finanziamento del nuovo ponte e delle infrastrutture connesse, rappresenta per noi un colpo mortale.
la richiesta di un nuovo ponte tra Castelnuovo Vomano e Cellino mira ad  una infrastruttura a servizio delle zone industriali-artigianali sulle sponde del medio Vomano. 
Una realizzazione da inquadrare anche, in una più ampia riorganizzazione e razionalizzazione dei collegamenti tra alcuni importanti distretti produttivi che insistono nello spazio tra montagna e mare, come quelli della media e bassa Val Fino e del medio corso del Vomano e Tordino; distretti che pur risultando caratterizzati da un significativo sistema della produzione risultavano penalizzati dall’assenza di un adeguato sistema infrastrutturale di supporto alla dinamica struttura socioeconomica che invece, li caratterizza. 


Estate 2008 riuscii a portare sulla riva sinistra del vomano l'allora Presidente Della Provincia ERNINO D'AGOSTINO e l'Ing. Valente. Si trattava del guado sulla strada comunale per Cellino. Una strada storica che incontrava il fiume Vomano su un tratto strettissimo del fiume: meno di cento metri. L'ing. Valente, quasi sorpreso, rivolgendosi al Presidente, disse che l'opera era fattibile.
Il ponte sarebbe stato un utile collegamento tra le zone industriali- artigianali sulle due sponde del Vomano.

A breve la Regione nelle priorità PAR-FAS, (Sostenere la competitività dei sistemi produttivi locali e l’occupazione), destina la cifra di 6 Meuro al Collegamento tra le zone produttive dell'area del medio vomano.

7 Marzo 2008 presso il polifunzionale di Castelnuovo Vomano, L'Amministrazione Provinciale di TE, presenti i massimi dirigenti, presentò il progetto preliminare.
Era molta la soddisfazione per l'importante infrastruttura che avrebbe portato anche IMPORTANTI COLLEGAMENTI TRASVERSALI: VAL VIBRATA-TORDINO-VOMANO-VAL FINO. Chi sottovaluta tale necessità non conosce il disagio dei lavoratori quando, a causa delle numerose piene, devono dotarsi di due macchine, una per sponda, senza considerare il disagio anche economico.

NUOVE ELEZIONI nel 2009 portano il centro-destra alla guida della REGIONE ABRUZZO. E’ Presidente GIANNI CHIODI, mentre  ALLA Provincia di Teramo è Walter Catarra il nuovo Presidente.

ARRIVA COME UNA MANNAIA LA RIMODULAZIONE DEI PAR-FAS.
Scompare il finanziamento.SI RITORNA ALLA CARICA CON UN Consiglio comunale congiunto aperto Comuni 4C Canzano, Castellalto, Cellino Attanasio e Cermignano.
Giovedì 17 dicembre 2009 – ore 20,30 Sala Polifunzionale Via Mulano - Castelnuovo Vomano. O.d.g.: Rimodulazione utilizzo Fondi Par -FAS - Provvedimenti.

Il Consiglio congiunto rappresentò un’occasione di confronto tra la comunità locale e i nuovi rappresentanti istituzionali della Regione Abruzzo e della Provincia di Teramo circa:
  • la rimodulazione dei fondi destinati alla politica regionale e il suo impatto sul territorio 4C;
  • le azioni concrete per il superamento delle criticità e delle emergenze territoriali.

FU UN CONSIGLIO MOLTO PARTECIPATO dove emersero diversi punti di vista:
  1. La nuova governance sostenne il rifacimento del ponte sullo stesso sito di quello vecchio.
  2. Da parte nostra Comune di Castellalto, si sosteneva che NEL VECCHIO SITO la distanza tra le due sponde è di circa duecento trenta metri . In piu’ bisognava attrezzare un  ponte provvisorio  che sarebbe costato circa 2 milioni di euro. Bisognava aggiungere la difficoltà rappresentata da un gruppo di abitazioni sulla sponda destra del Vomano. Castellalto sosteneva la conservazione del vecchio ponte da adibire al traffico leggero.
Comunque si raggiunse una convergenza sulla necessità del nuovo ponte.
POSITIVO ANCHE LA DISPONIBILITA’ AL RIFINANZIAMENTO.


IN ALLEGATO L’ULTIMO COMUNICATO STAMPA DELL’AMMINISTRAZIONE COMUNALE DI CASTELLALTO.IL PONTE CHE VERRA’ 30-12-09 Castellalto
L’Amministrazione Comunale di Castellalto ha promosso il Consiglio aperto (17 dicembre ’09 sala polifunzionale Castelnuovo V.) dei Comuni 4C perché intendeva percorrere la via istituzionale, per porre all’attenzione di Provincia e Regione, le numerose criticità dell’area della media Val Vomano. La realizzazione del nuovo ponte sul Vomano è da inquadrare in una più ampia riorganizzazione e razionalizzazione dei collegamenti tra alcuni importanti distretti produttivi come quelli della media e bassa Val Fino e del medio corso del Vomano; distretti che pur risultando caratterizzati da un significativo sistema della produzione sono oggi entrambi penalizzati dalla assenza di un adeguato sistema infrastrutturale di supporto alla dinamica struttura socioeconomica che invece li caratterizza.
Una criticità che   il Piano d’area redatto dalla Provincia di Teramo di concerto con gli otto Comuni interessati, attualmente adottato, cercava di risolvere tramite una programmazione di interventi di portata strategica nel lungo periodo.
Erano stati infatti individuati come cruciali da un lato gli interventi per il completamento e la razionalizzazione della viabilità esistente e quella di area vasta di collegamento con altre realtà territoriali (Val Vibrata-Val Fino), ed in particolare la realizzazione del collegamento viario tra le aree industriali della Val Vomano e della Val Tordino.  
Un collegamento quest’ultimo che a partire dal tracciato della Teramo-mare permetterebbe di facilitare e migliorare le relazioni tra i due ambiti Val Tordino e Val Vomano, incrementando significativamente le possibilità di relazione, accrescendo contatti e scambi qualificati, generando positive dinamiche relazionali con importanti ricadute sui locali sistemi produttivi. E’ dunque di tutta evidenza che la realizzazione del nuovo ponte, previsto ed inserito nella programmazione provinciale, costituisca, di fatto, un importante tassello di una programmazione strategica di area vasta il cui obiettivo è quello di raggiungere un migliore equilibrio in termini di efficienza complessiva delle reti.

Il Consiglio aperto tenutosi nella sala polifunzionale di Castelnuovo ha registrato un successo anche per la presenza di autorevoli rappresentanti di Provincia e Regione che di fatto hanno preso atto delle criticità e della effettiva necessità di un collegamento tra le due sponde del Vomano, funzionale ad una serie di obiettivi a breve, medio e lungo termine.
La scelta di recedere dall’annullamento del finanziamento di 6 milioni di euro, contenuto nell’atto di indirizzo della Giunta Regionale del 13 – 12 – 2008 proponendo un finanziamento di 3,1 milioni di euro, è motivo di soddisfazione che però necessita di ulteriori finanziamenti se si vuole veramente attivare l’indirizzo strategico  irrinunciabile per lo sviluppo dell’area.

Non condividiamo lo spostamento sul piano prettamente politico del problema che tende unicamente ad attribuire meriti e demeriti, esprimendo un giudizio sommario e superficiale sulle amministrazioni di centro sinistra negli ultimi venti anni. Riteniamo, invece, se vogliamo affrontare veramente il problema, di considerare il risultato raggiunto come una tappa importante ma non esaustiva proprio nello spirito che quel consiglio ha rappresentato: operare nell’interesse del territorio che riteniamo essere il vero grande risultato.  
Il Buio che il panorama politico nazionale prospetta è frutto della politica degli annunci e non della responsabilità e concretezza verso i verri problemi della gente.
                                                       
                                                                   Gabriele Ruggieri
                                                                   ruggieri.gabriele@gmail.com

domenica 2 settembre 2018

SPARITO IL NUOVO PONTE SUL VOMANO!

https://certastampa.it/politica/28243-nuovo-ponte-sul-fiume-vomano-non-partono-i-lavori-e-la-regione-rivuole-sei-milioni-di-euro-dalla-provincia-di-teramo-accusata-di-inerzia-e-disinteresse.html

Peccato! Rassegnamoci. La VALLATA Del vomano destinata, ancora una volta, ad essere il fanalinodi coda. CE NE RICORDEREMO!
Quindi niente nuovo ponte riabituiamoci a guadare per raggiungere le due sponde.

sabato 1 settembre 2018

PER RIATTIVARE VIA SAN MARTINO IL AGRO DEL COMUNE DI CELLINO ATTANASIO TE

Investimenti infrastrutturali in agricoltura, da oggi al via le domande di sostegno

Investimenti infrastrutturali in agricoltura, da oggi al via le domande di sostegno

Ricordiamo che da oggi, 30 agosto, attraverso il portale SIAN, sarà possibile compilare ed inoltrare le domande relative all’Avviso pubblico della Misura 4 “Investimenti in immobilizzazioni materiali”, Sottomisura 4.3 “Investimenti nell’infrastruttura necessaria allo sviluppo, all’ammodernamento, e all’adeguamento dell’agricoltura e della silvicoltura”, Intervento 4.3.2 “Supporto per gli investimenti che riguardano infrastrutture nel settore agricolo e forestale”.

La misura, destinata a soggetti pubblici e privati, gestori di viabilità agro-silvo-pastorale e forestale, prevede finanziamenti, sotto forma di contributo in conto capitale pari al 100% dei costi ritenuti ammissibili, per la realizzazione, ampliamento, ristrutturazione, messa in sicurezza della rete viaria rurale e forestale, nonché la realizzazione di manufatti accessori.

La dotazione finanziaria è pari a 3.000.000 euro con un limite minimo e massimo stabilito per ogni intervento rispettivamente pari a 50.000 e 230.000 euro.

Si fa presente che è stata pubblicata la determinazione DPD21/73 del 20/08/2018 con cui sono state approvate modifiche ed integrazioni all’Avviso Pubblico approvato con determinazione DPD021/61 del 26/06/2018, che ha altresì differito i termini di presentazione delle domande di sostegno.

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lunedì 10 ottobre 2016

ANCORA GRANDI OPERE NEL DEF. SOTTOVALUTATI INTERVENTI SALVAVITA

La Repubblica 10 Ottobre 2016
DI Marco Ruffolo

Grandi opere, un ingorgo da 90 miliardi

ROMA. Quando due anni, sette mesi e 18 giorni fa si insediò il governo Renzi, la macchina delle opere pubbliche era ridotta più o meno così: progetti portati avanti senza uno straccio di valutazione, zero risorse o quasi per interventi salva-vita come la difesa del suolo e la messa in sicurezza degli edifici, fondi europei non spesi o sprecati in una miriade di micro-interventi affidati alla cieca a Comuni e Regioni, dieci anni di attesa e più per il completamento di infrastrutture di oltre 50 milioni di euro. Cosa si è fatto da allora per aggiustare quello che è considerato uno dei principali motori della crescita? Un fatto è certo: gli investimenti pubblici si stanno lentamente riprendendo dopo il crollo verticale degli anni scorsi e ci sono più soldi da spendere. Ma le grandi opere di collegamento come l'alta velocità ferroviaria sono ancora in gran parte prive di un serio esame preventivo e ciononostante hanno a disposizione molte più risorse delle opere salva-vita, quelle che dovrebbero prevenire alluvioni, frane, crolli di edifici e incidenti ferroviari. Le quali hanno sì più soldi di prima ma non quanto sarebbe necessario. E intanto l'Ufficio parlamentare di bilancio denuncia la assoluta incapacità dei ministeri nel valutare i progetti e l'assenza di una seria programmazione nazionale.

Mai forse come in questo momento il ruolo degli investimenti, e in particolare delle opere pubbliche, è stato così cruciale per le chance di crescita del nostro Paese. Dal loro successo o meno dipende se l'Italia resterà impantanata nella malinconica teoria degli zero virgola o riuscirà a prendere il largo superando la soglia maledetta dell'1%, sempre più simile alla porta che nel film di Bunuel "L'angelo sterminatore" gli invitati non riescono a oltrepassare alla fine della serata. Situazione surreale come surreale è la condizione in cui sono stati tenuti in tutti questi decenni gli investimenti pubblici. Eppure non c'è politico che non li abbia evocati come arma risolutiva contro la crisi. Sono diventati uno stucchevole refrain, un mantra tanto insistito quanto inascoltato. Il governo Renzi cerca ora di rimettere in moto le infrastrutture, puntando su 90 miliardi di opere prioritarie. Vediamo con quali risultati.

Le risorse: adesso ci sono. L'Italia ha vinto due battaglie con Bruxelles ottenendo da una parte la fine del patto di stabilità interno che impediva a molti Comuni di investire e dall'altra la possibilità di finanziare in deficit parte degli investimenti già decisi: avevamo chiesto per il 2016 poco più di 5 miliardi, la Ue ce ne ha riconosciuti 4,3. Non male. In più (come spiega l'Ance in un suo recentissimo studio) la legge di stabilità di quest'anno ha previsto un aumento di risorse per le infrastrutture del 10%, che le porta a 13 miliardi e mezzo. Ovviamente solo una piccola parte potrà essere spesa quest'anno. Ma l'inversione di tendenza c'è, soprattutto se pensiamo che tra il 2008 e il 2015 i soldi per le opere pubbliche sono crollati del 42,6%. Questa volta dunque i soldi ci sono. Come si stanno spendendo e con quali priorità?

Le priorità: cosa scegliere. Qualcuno ricorderà la lunghissima lista di infrastrutture che i governi precedenti avevano agganciato al carro della "legge obiettivo", una procedura straordinaria nella quale finì letteralmente di tutto, a cominciare dalle grandi opere, quasi tutte rimaste al palo. Un anno fa il governo Renzi sfoltì quella assurda lista annunciando anche che avrebbe spostato l'asse degli interventi sui piccoli cantieri, più facilmente realizzabili e in molti casi anche più utili dei maxi-progetti. "Focalizzarsi sulle grandi opere - spiegò il ministro Delrio - ci ha portato in 14 anni di legge-obiettivo a stanziare 285 miliardi per vederne impiegati soltanto 23, appena l'8%". "Opere utili, snelle e condivise", è lo slogan del Def 2016. Ma le grandi opere, pur dimezzate nel novero di quelle prioritarie, sono rimaste, soprattutto quelle ferroviarie di valico, prolungamento dei corridoi europei, e quelle per l'alta velocità al Sud. A queste, almeno nelle intenzioni di Renzi, si aggiungerà anche la madre di tutte le infrastrutture: il Ponte sullo Stretto.

Nello stesso tempo, però, viene data per la prima volta certezza di risorse pluriennali al riassetto idrogeologico, all'edilizia scolastica e alla manutenzione stradale e ferroviaria. Così il governo sembra voler dare una risposta a due grandi obiettivi contemporaneamente: da una parte collegare l'Italia, dall'altra metterla in sicurezza. Ma in che proporzione le risorse sono destinate all'uno e all'altro? Difficile inoltrarsi nel labirinto dei finanziamenti pubblici. Prendiamo le opere che il governo potrebbe ora accelerare: quei 5,1 miliardi poi leggermente ridimensionati da Bruxelles. La parte del leone (circa la metà) la fanno trasporti e banda ultralarga per velocizzare Internet, mentre solo il 5% va alla protezione ambientale. Se poi restringiamo il campo ai progetti effettivamente in corso (2,6 miliardi) quasi il 40% va alle reti transeuropee con dentro i famosi corridoi ferroviari.

Questo non significa che non vi siano fondi per i cantieri minori e spesso più urgenti. L'Ance calcola in 900 milioni la disponibilità 2016 per l'edilizia scolastica e in 800 quella contro il rischio idrogeologico. C'è chi fa notare però che bisognerebbe concentrarsi quasi esclusivamente sul quel tipo di infrastrutture, che potremmo chiamare "opere salva-vita", perché rispetto alle "opere di collegamento" presentano carenze infinitamente maggiori, oltre a garantire una crescita economica più diffusa e certa.

I fabbisogni del salva-vita. Per avere un'idea di fabbisogno delle infrastrutture salva-vita, guardiamo alla difesa del suolo e alla sua lotta impari con le catastrofi. Nei primi quindici anni del nuovo millennio, abbiamo da una parte duemila alluvioni che hanno spazzato via 293 vite umane e provocato danni per 3 miliardi e mezzo di euro l'anno. Dall'altro, un impegno dello Stato per il riassetto idrogeologico che non è andato oltre i 400 milioni annui. Insomma, i poteri pubblici hanno investito per prevenire catastrofi in gran parte prevedibili un nono dei costi provocati dalle stesse catastrofi. Ora Italiasicura, la "struttura di missione" messa in piedi nel 2014 contro il dissesto idrogeologico, ci dice che il ritmo di spesa è aumentato a oltre un miliardo l'anno, e che tra fondi europei e nazionali saranno disponibili nei prossimi 7 anni altrettanti miliardi. Ma ci dice anche che questo non basta affatto: per dare alla parola prevenzione un significato appena dignitoso ci vorrebbe almeno il doppio, da spendere per più di dieci anni consecutivi. Solo così potremmo sperare di avvicinarci al fabbisogno indicato dalle Regioni: una ventina di miliardi. Per adesso gli unici progetti che vanno avanti sono quelli di alcune città metropolitane, a partire da Genova, devastata dalle ultime alluvioni, e da Milano. E il grosso degli interventi sarà avviato solo nel 2018. Insomma, i tempi e i finanziamenti delle opere saranno anche meno lenti di prima ma sono ancora scanditi dal trascorrere degli anni, mentre torrenti e frane non aspettano. E se rinunciassimo ad alcune grandi opere per dare più spazio alle infrastrutture salva-vita? Una domanda alla quale se ne lega un'altra: quelle grandi opere confermate dal governo sono veramente utili? Chi le ha scelte e come?

Chi valuta e chi sceglie. Il governo, oltre a selezionare le nuove grandi opere, ha rivoluzionato le regole nella valutazione degli investimenti e negli appalti. Obiettivo: più qualità e trasparenza, tempi più rapidi, scelta delle opere in base a valutazioni rigorose, le cosiddette analisi costi-benefici. "Già, tutte buone intenzioni - dice Claudio Virno, esperto in valutazioni degli investimenti e consulente dell'Ufficio parlamentare di bilancio - ma questo sembra applicarsi ai progetti futuri, non a quelli in corso per i quali pare che il governo voglia mantenere le vecchie procedure, che di rigoroso non hanno nulla". Sotto esame finiscono importanti opere ferroviarie per l'alta velocità: il terzo valico della Milano-Genova, il tunnel del Brennero, quello del Frejus della Torino-Lione, la Napoli-Bari. "Queste ultime due in particolare - continua Virno - non supererebbero test seri: hanno chiaramente sopravvalutato la domanda, il traffico futuro". Ma del resto abbiamo avuto un ministro dei Trasporti, predecessore di Delrio, che rispose così a quelle critiche: "Per le grandi opere non serve che ci sia traffico, si fanno e poi il traffico arriverà". "L'aspetto più drammatico - rincalza Marco Ponti, che insegna economia dei trasporti al Politecnico di Milano - è la irreversibilità dei progetti: una volta che li approva il Cipe non si torna più indietro. Prima di far partire un progetto, bisognerebbe fare una gara internazionale con serie valutazioni comparative tra soluzioni diverse. Oggi invece le analisi non vengono fatte o vengono demandate ai diretti interessati. I trucchi per far passare i progetti politicamente più gettonati sono molteplici. Pensi che c'è una leggina per cui quando un'opera è interamente finanziata dallo Stato (e le opere ferroviarie lo sono tutte) non è richiesta nessuna analisi economica o finanziaria. Ossia, se l'opera è pubblica i soldi si possono anche buttare dalla finestra. La conclusione è che ci sono una trentina di miliardi di progetti che rischiano di non essere valutati a dovere". Ma il ministero delle Infrastrutture la vede in modo diametralmente opposto: "Questa era la situazione fino ad oggi, ma ora con la nostra struttura di missione, fatta di esperti di livello internazionale, abbiamo rivisto moltissimi progetti facendo risparmiare miliardi di euro". Il problema però è che su 90 miliardi di opere prioritarie, 50 sono vincolati giuridicamente e 75 già approvati dal Cipe.

Strutture di missioni, valutatori esterni: ecco, per far funzionare una amministrazione pubblica, sembra che ci si debba per forza rivolgere a qualcuno al di fuori dei ministeri. Ma allora che ci stanno a fare le centinaia di funzionari e dirigenti? Se lo chiede l'Ufficio parlamentare di bilancio in suo recente studio. "I ministeri non dispongono di personale interno con le competenze professionali specialistiche necessarie, e lo stesso si può dire per i Nuclei di valutazione. Non c'è scambio di informazioni all'interno, non sono mai state applicate sanzioni per chi non fa il suo dovere". In queste condizioni non c'è da stupirsi se i progetti sono fatti male e si impantanano in un crescendo di tempi e di costi. Per non parlare del diluvio di sigle che ruotano intorno alla scelta delle opere: in ogni ministero ci sono i Nuvv (nuclei di valutazione degli investimenti), ai quali si affiancano a Palazzo Chigi il Nuvap, l'Uftp e il Nuvec che fa capo all'Agenzia per la coesione territoriale. A tutte queste sigle si chiedeva di scrivere almeno una cosa: il documento pluriennale di pianificazione, con l'analisi di tutti fabbisogni infrastrutturali. Ma questo documento è ancora fantasma, come sono fantasma le Linee guida per la valutazione. Niente paura, nel frattempo sono stati preparati i Vademecum che faranno da guida alle Linee guida. Un percorso kafkiano che l'Ufficio bilancio chiama eufemisticamente "quadro istituzionale molto frammentato". Come frammentato è il quadro delle competenze, dove Regioni e Comuni hanno il potere di rallentare ogni opera e di aprire un contenzioso dopo l'altro portando l'Italia ai vertici mondiali dei ritardi. Di fronte a questo affresco di deresponsabilizzazioni, si capisce come in tutti questi anni siano finiti i soldi dei progetti europei: da una parte in maxi-opere che si sono presto impantanate con costi e tempi fuori controllo, dall'altra in migliaia di micro-progetti locali che non rientrano in nessuna strategia nazionale.

L

martedì 17 maggio 2016

BRETELLA VAL VOMANO ROSETO. (Non sarebbe meglio parlare di depuratori emare pulito?)


Bretella di collegamento tra Val Vomano e Roseto, in una vallata dove si riesce a comunicare tra le due sponde del fiume Vomano solo piena permettendo? Peraltro a pagamento?
Non mi sento di bocciare l'idea istintivamente ma sono fermamente convinto che necessita una seria riflessione sui reali obiettivi di questa proposta.



martedì 26 aprile 2016

IL SECONDO PONTE SUL VOMANO? Una necessita'

Il nuovo ponte rischia di non arrivare in tempo per le elezioni di Castellalto...

22
aprile
2016
di Giancarlo Falconi

Le elezioni di Castellalto sono sotto un ponte.
Tutto ha un inizio e ancora nessuna sicura fine.

La storia, discussa, del nuovo ponte sul Vomano ha inizio con un intervento in consiglio provinciale del consigliere Franco Fracassa.

I passaggi più importanti sono stati ripresi dal sito della Provincia di Teramo.
" Individuare le responsabilità di enti, Enel e consorzi per avanzare una richiesta di risarcimento per i danni scatenati sul territorio a ridosso dell’asta fluviale del Vomano".
La domanda del consigliere Fracassa in sintesi alla sua interrogazione scritta suscitò molti dubbi ai suoi interlocutori.
"Negli anni c’è chi ha creato uno sbarramento per agevolare ora l’irrigazione, ora la produzione di energia elettrica.
Scelte e azioni che hanno stravolto la tenuta del fiume e inciso sulle forti criticità che, puntualmente, si traducono in piene, allagamenti, danni ai terreni vicini".

Di chi sono le responsabilità?
Chi farà la manutenzione del ponte vecchio?
Il sindaco di Cellino e di Castellalto, fu la risposta del primo cittadino Vincenzo Di Marco.
I soldi saranno stati accantonati sul bilancio?
Indecisioni subito sedate dai sei milioni di euro dell'appalto.

Il ponte sullo stretto del Vomano era una necessità impellente per tutta la provincia di Teramo e la gara fu bandita in estate.
Si legge dalle pagine de Il Centro " Bandita la gara d'appalto per la costruzione del nuovo ponte a Castelnuovo, che verrà realizzato 900 metri più a valle di quello esistente, in corrispondenza dei nuclei industriali. L'affidamento dei lavori, che porteranno alla realizzazione di una struttura lunga 115 metri e larga 10,50, è previsto entro il 31 dicembre, mentre la gara scadrà alle 13 del 12 novembre. «La nuova opera fornirà finalmente una via di collegamento degna di questo nome e consentirà tra qualche anno di non avere più interruzioni del traffico quando il Vomano sarà in piena».

Aperture delle buste.
Vince la quarta classificata con 
un ribasso minimo.
La Cisa appalti di Castelnuovo.
Risultato sulla schedina?
Uno. 
L'Ati esclusa formata degli imprenditori Di Eleuterio e Di Sabatino attenderà il pronunciamento del Tar previsto per il mese di Marzo.
Motivazioni?
Esclusi per non aver indicato gli oneri aziendali. Marzo 2016.
L'Avv. Angelo Raffaele Pelillo ha vinto la prima parte della battaglia legale.
La sua teoria ricorsuale è istruita sul concetto che la logica stessa di appalto concorso era basato sulla qualità del progetto e non sul applicato del risparmio.
Si legge " Considerato l’orientamento espresso da questo T.a.r. con l’ordinanza cautelare 25 febbraio 2016, n. 49, secondo la quale in materia di appalti sottosoglia comunitaria “è fortemente discutibile” che possa trovare rigida applicazione l'obbligo discendente dall’art. 87, comma 4, del d.lgs. n. 163 del 2006, che concerne la dichiarazione specifica degli oneri sostenuti per la sicurezza aziendale, “quantomeno nel senso di imporre una tale dichiarazione a pena di esclusione”;considerato, altresì, che con la recentissima pronuncia 17 marzo 2016, n.1090, il Consiglio di Stato, sezione quarta, ha rimesso in discussione il principio di diritto enunciato con la sentenza dell’Adunanza Plenaria, n. 9/2015, prospettando un contrasto dello stesso con i principi comunitari di matrice giurisprudenziale della tutela del legittimo affidamento e di certezza del diritto, dei principi di libera circolazione delle merci, di libertà di stabilimento e di libera prestazione di servizi, di cui al Trattato sul Funzionamento dell’Unione Europea (TFUE), nonché dei principi che ne derivano, come la parità di trattamento, la non discriminazione, il mutuo riconoscimento, la proporzionalità e la trasparenza;  La sospensiva ottenuta dal dispositivo del Tar arriverà fino al 22 Giugno per l'inizio della discussione, in attesa della pronuncia del Consiglio di Stato e della Corte Europea.
Si esclude l'accordo tra le varie società con la formazione di un'associazione temporanea d'imprese.
Non parleremo del solito gioco delle tre carte degli appalti ma la lingua polemica potrebbe battere sulle logiche politiche del sindaco Di Marco ( in campagna elettorale) e della delega "scavalcata" dell'assessore Scarpantonio.
Il vero rischio?
Il nuovo ponte si potrebbe anche non fare più a favore della manutenzione del vecchio.
Il vero risparmio per le casse pubbliche.
Ma non ditelo a nessuno.    Aprile 2016.
Il Dirigente Liberatore, il Segretario Provinciale, il dott. Pasquale Papa, saranno garanti della giusta procedura amministrativa.
Nessun appalto potrà essere assegnato quando la gara è Sub judice del Tar.
In attesa, in poche parole, di essere discussa da un tribunale supremo.
Nessun dirigente avallerebbe un'assegnazione alla terza classificata, per esempio.
Per il semplice motivo che esporebbe l'ente ad eventuali milionarie richieste di risarcimento.
Il consigliere delegato Di Marco conosce molto bene la legge e non permetterebbe una simile accelerazione del procedimento.
Elezioni e tornate elettorali  a parte, l'importante rimane, l'interesse pubblico.
Vero? 
tags: La voce

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20:08
— del —
25
aprile
2016
INDOMINUS REX
Tutti I discorsi attorno al ponte sul Vonano, al netto degli slogan piu o meno simpatici, non hanno senso se avulsi dal contesto.
Il territorio da considerare e' quello dell'unione dei Comuni "MEDIA VAL VOMANO" (Canzano, Castellalto, Cellino Attanasio, Cermignano, Penna San Andrea, Morrodoro).
La recente unione, comincia I primi passi di collaborazione dopo anni di diffidenza: I comuni, frenati dalla PAURA di essere annessi alle realta' piu popolate, resistono ancora in difesa delle loro tradizioni anche per non e perdere la loro identita'.
Uno studio, TRA le altre, faceva emergere la perdita di identita' da parte di tutti I Comuni: I piccoli per la perdita di popolazione che migrava a valle, Castelnuovo, per vicinanza e migliori collegamenti con i luoghi di lavoro ma Anche Castellalto, che ha incrementato i suoi abitanti risultava incapace nell'esprimere una identita' definita, proprio per la presenza di popolazione che rimane ancora legata ai propri territori e tradizioni.
Per tutti il Vomano ha rappresentato una barriera soprattutto per le numerose chiusure del ponte a causa di piene e per la violenta erosione (studiata, anche, dalla societa' di geologia per l'eccezionalita'). 
I lavoratori, in questi casi, sono costretti ad usare due auto e attraversare a piedi il ponte (con rischio).
Aggiungi la presenza di zone industriali-artigianali collocati Nella sponda destra Del Vomano dove I camion si muovono con grande difficolta' .

Detto cio' non ci vuole molto a capire quanto sia importante un nuovo ponte collocato piu' a valle proprio per meglio servire le tre aree produttive ed anche perche' ricalca la storica "STRADA COMUNALE PER CELLINO".
Non secondario, anzi di fondamentale importanza, la necessita' di dare traquillita, a tutte quelle persone che vogliono rimanere ad abitare nei territori d'origine senza la PAURA di essere tagliati fuori ed impossibilitati a raggiongere il lavoro.
Non solo, anche chi ha scelto di trasferirsi, spesso e volentieri passano buona parte del tempo Libero tornando nei luoghi di nascita.
Il vecchio ponte deve rimanere dove si trova per due motivi: 1) puo' svolgere egregiamente il suo ruolo ancora per molto tempo se riservato al traffico leggero. 2) l'assetto urbanistico rende indispensabile quel collegamanto.

Perche non rifare il ponte al posto del vecchio?
1) il nuovo ponte dovrebbe per forza sfociare esattamente sul vecchio tracciato che risulta stretto e a ridosso delle costruzioni.
2) e' inevitabile realizzare un ponte provvisorio che potrebbe raggiungere un costo pari a 1/3 il costo di realizzazione dell'opera.
3) il nuovo ponte avra ' una lunghezza notevolmente inferiore ( piu' di 100 metri).

Mi auguro Che l'opera venga realizzata al piu'presto: Penso che possa essere un buon trampolino per realizzare, anche nelle coscienze, L'UNIONE DEI COMUNI MEDIO VOMANO. 
7:07
— del —
23
aprile
2016
Castellaltese
Ciao, "Viva il ponte vecchio" gli slogan sui manifesti in giro per il comune di Castellalto già ci sono:
"il Sindaco che fa", p"il Sindaco che ascolta".... anzi io direi: "il Sindaco che fa????", " il Sindaco che ascolta????" ...... booo!!! 
10:10
— del —
22
aprile
2016
Franco Massimi
Adesso tuta la popolazione di Castelnuovo deve prender atto dell'accaduto e portarlo alla luce il giorno delle elezioni. Votare una lista neutra nuova rinnovata
7:07
— del —
22
aprile
2016
Viva il ponte vecchio
quando il sindaco di castellalto raccoglieva le firme il suo slogan era " due ponti sono meglio di uno" adesso non so quale sarà il suo slogan in questa campagna elettorale ...io consiglio " siamo rimasti senza ponti" o " chi troppo vuole nulla stringe" vedete voi ...consigliatelo.

Signor Falconi io conosco il Presidente Di Sabatino ( noto Avvocato) non permetterà a nessuno di creare futuri problemi economici all'ente che rappresenta con impegno e professionalità . ( almeno me lo auguro)

Io se fossi un elettore di Castellalto ? Andrei al mare o in montagna non vedo ad oggi persone degne di candidarsi a sindaco